giovedì 14 luglio 2011

FELTRE ASSEDIATA ED ISOLATA
 

I momenti  di crisi dovrebbero essere l’occasione per ripensare alle cause e motivazioni che gli hanno determinati ed ovviamente, la ragione ed il buon senso, ci dovrebbe far agire in modo tale da non ripetere gli stessi errori.

Dagli anni 60, si è pensato che lo sviluppo doveva essere determinato dal cemento, poco importava se si doveva costruire case, capannoni, strade, rotatorie ecc. l’importante era costruire. Ogni città, paese e paesino voleva  la sua zona industriale, la sua zona residenziale e la sua zona artigianale trasformando l’Italia ed il suo territorio in un agglomerato caotico di strutture in cemento, distruggendo proprio quelle caratteristiche ambientali e storiche che definivano l’Italia il bel paese.

Feltre continua per questa strada, pur avendo  tra gli 800 ed i 1000 appartamenti sfitti, si vuole continuare a costruire non "sapendo" chi verrà ad abitarci e se alla città serve questo sviluppo.

Una città per attrarre nuovi residenti deve avere certe caratteristiche come la bellezza ambientale, il basso inquinamento, il verde pubblico, le piste ciclabili, un commercio
ed artigianato attivo e creativo, una viabilità facile ed efficiente, ampi parcheggi e zone pedonali, teatri, cinema, attività culturali, luoghi di socializzazione…perché  le nostre città medioevali, come Feltre, per essere vissute ed amate hanno bisogno di rallentare il "tempo" per poi essere vissute e visitate, a piedi od in bicicletta, senza fretta e con la possibilità di fermarsi, non solamente per ammirare le bellezze storiche, architettoniche (del passato ovviamente) ed ambientali, ma anche per degustare, in tutta tranquillità la città, il suo paesaggio le persone ed ovviamente un buon bicchiere di vino italiano, un gelato e dei prodotti tipici solo di quella zona (no da supermercato, mi raccomando).
 
Questo attrae la persone, senza ovviamente escludere la possibilità di avere un impiego ben retribuito, sicuro  e rispettoso di chi lavora e chi vive in quella città, perchè non è più il tempo di rinunciare alla salute ed ai diritti per uno stipendio da fame.

Se Feltre ha tutte queste caratteristiche potrà pensare prima, di affittare gli appartamenti sfitti e poi, secondo le reali esigenze dei cittadini, progettare o bloccare nuove costruzioni. Abbiamo scritto bloccare, non perché siamo anacronistici, ma perché è una delle possibili opzioni se questo è la volontà di chi vive a Feltre, perché alla fine devono essere proprio loro, i cittadini, a decidere in che città vivere e non certamente i politici ed i palazzinari.

La super strada, ineluttabilmente sta tagliando fuori la città di Feltre, come il cavalcavia di Anzù e la prossima “Gronda Nord”, sia per le attività produttive sia per il turismo e per chi vive e lavora a Feltre.

Altro tasto dolente saranno tutte le problematiche che riguardano l’Altanon ed il trasferimento del Famila, che  daranno un colpo mortale al commercio cittadino ed alla vivibilità di Feltre.
Difatti tutte le promesse dell’amministrazione Vaccari sono e saranno “carta straccia” perché ciò che sta succedendo a Feltre è già successo a Padova, Treviso, Mestre ecc. perché, quando s’imbocca la strada di privilegiare l’edificazione e la grande distribuzione si distruggono totalmente il commercio e si fa fuggire i cittadini verso paesi più piccoli ed a misura d’uomo.

Una morte annunciata?

Speriamo di no, ma pensiamo proprio di sì, se si continua ancora con questa filosofia di sviluppo fatto di cemento, asfalto, grande distribuzione e con questi politici del Pdl e della Lega Nord.
L’unica possibilità che ci rimane è percorrere la stessa strada che i cittadini di Feltre ed dell’intera Italia hanno percorso per far vincere i quattro referendum: 
divenire promotori ed artefici del cambiamento, in quanto cittadini e detentori della democrazia, mettendo un definitivo NO a questa politica di sviluppo che ci sta distruggendo le città e la vita.

Nessun commento:

Posta un commento