martedì 13 settembre 2011

Un paese dove tutto è normale e tutto a norma, anche se si tratta di prodotti particolarmente pericolosi come i dissecanti.

Questa è una lunghissima storia legata all’utilizzo di “dissecanti” lungo le strade comunali nella quale la frazione di Tomo del comune di Feltre è l’ultima drammatica normalità.
Il comune di Feltre assicura, attraverso i giornali di domenica 11 settembre 2011, che “non si tratta non si tratta di diserbante ma di disseccante delle erbe, un prodotto sicuro, che sarebbe autorizzato dall'Ulss, non sarebbe inquinante e soprattutto non nocivo per la salute”, speriamo che questa definizione di non nocività sia stato "un errore in buona fede", perché se così non fosse e ciò corrisponde alla dichiarazione del comune saremmo di fronte ad un informazione gravemente “falsa” e non veritiera e confermerebbe il sospetto che si voglia o sottovalutare la pericolosità d’una consueta prassi o la non conoscenza della lingua italiana. Il termine nocivo deriva dal latino e significa che reca danno pertanto
anche un semplice bicchiere d’acqua potabile, troppo fredda, potremmo definirla “nociva” per la salute, perché com’è risaputo l’acqua troppo fredda può recare danno alla salute. Pertanto secondo il comune di Feltre ed il sindaco leghista Vaccari i dissecanti sono tranquilli “come un bicchiere d’acqua” o sarebbe più corretto definire questi prodotti pericolosi ed altamente tossici. Se noi leggiamo la scheda tecnica d’un dissecante troveremo espressa chiaramente sia la pericolosità sia la tossicità.
Il comune di Feltre e l’illustrissimo sindaco Vaccari si preoccupa dei danni che la vegetazione spontanea potrebbe creare ai muretti o manto stradale, mentre non si preoccupa del danno che questi prodotti chimici creano all’ambiente, alle persone ed in modo particolare ai bambini.
Come per tutto ciò che è velenoso, la tossicità o “mortalità” d’un prodotto dipende dalla dose e dal peso corporeo, quindi meno un soggetto pesa più il prodotto può essere pericoloso, pertanto effetti collaterali legati all’apparato respiratorio e gastrointestinale sono imputabili all’utilizzo di questi prodotti estremamente “aree” nel momento dell’irrorazione.
Quindi il pericolo c’è sia per la popolazione, sia per chi usa questi prodotti e li irrora ed ovviamente per l’ambiente e la catena alimentare.

Questo è un problema ancor prima che sanitario, di cultura e di sottovalutazione del pericolo nei confronti dei prodotti chimici usati in modo particolare in agricoltura.

Il sindaco si preoccupa dei muretti sottovalutando che la scomparsa delle specie spontanee lungo le strade mette a rischio le medesime di smottamenti causati proprio dalla mancanza di tenuta dei margini stradali per la mancanza  della vegetazione che svolge anche un’importante ruolo nel drenaggio delle acque come non si preoccupa dell’accumulo di tali prodotti nelle proprietà sottostanti e limitrofe e quindi per la popolazione residente.
Ovviamente il sindaco si dimentica che tra le sue responsabilità (anche penale )c’è in modo particolare la salute pubblica e questa scelta non obbligatorie d’utilizzo di dissecanti invece che procedere con mezzi meccanici è solo frutto di poca responsabilità nei confronti dei cittadini e del territorio. 

Di seguito la denuncia  presentata  un anno fa da WWF Veneto e dell’ Appello di Fabio TaffetaniBotanico dell’Università Politecnica delle Marche, Ancona


WWF Veneto
Refrontolo 30.7.2010


Comunicato stampa

Diserbanti nella valle acquifera dello Schievenin

Lungo tutta la valle dello Schievenin, valle simbolo, da cui defluisce la più importante condotta d’acqua potabile del Quartier del Piave, che alimenta più di duecentomila abitanti, il Comune di Quero sparge lungo il ciglio delle strada gli inutili e pericolosi diserbanti (vedi foto allegate).
Il sempre più frequente uso di diserbanti anche al di fuori delle aree coltivate, per il controllo delle fasce erbose spontanee lungo linee ferroviarie e strade, a contatto con i campi o con le abitazioni, in sostituzione dello sfalcio, costituisce una pratica particolarmente negativa. Questo non solo per gli effetti sull’ambiente e sulla flora e sulla fauna utili (la rete ecologica degli agroecosistemi), ma soprattutto per la perdita del grado di evoluzione e di equilibrio delle specie (per raggiungere lo stadio di prato stabile nelle banchine occorrono almeno venti-trenta anni), che viene riportato alla fase pioniera iniziale, con scarsi vantaggi per l’ambiente e per lo stesso agricoltore. Quest’ultimo, infatti,  invece di limitare l’aggressione delle infestanti sulle colture, ne aumenta notevolmente la potenzialità, sostituendo a varietà stabili e diversificate, costituite da specie non invasive, con comunità di piante neofite annuali, dotate di alta capacità di infestazione e resistenza ai diserbanti.

L’assurdità della pratica del diserbo chimico lungo le strade fatta dai Comuni, è evidente in quanto, oltre ai rischi sanitari prodotti proprio dagli enti che dovrebbero tutelare la salute degli abitanti, si possono facilmente misurare vistosi effetti negativi sia dal punto di vista ambientale (scadimento del paesaggio, banalizzazione a carico della diversità floristica e faunistica, perdita di maturità a scapito della struttura vegetazionale, immediata esposizione del terreno a frane e smottamenti), che dal punto di vista strettamente economico e della sicurezza stradale (vedi allegato Primavera Silenziosa).
Inoltre la  pratica sistematica di  questa operazione di avvelenamento selettivo del terreno per avere cigli stradali o  campi privi di erbe indesiderate è una pratica pericolosa perché viene effettuata con sostanze tossiche, che non svaniscono, ma sono dilavate nei torrenti, percolano nelle falde e si liberano nell’aria sollevate e risucchiate dalle turbolenze del vento e delle automobili.

L’ISPRA (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale) ha documentato anche che i principi attivi adoperati sono persistenti. Nel caso del Glifosate, per esempio, sia il diserbante che il suo  metabolita AMPA nel quale si degrada, sono entrambi presenti  ai primi posti nelle acque di falda superficiali (vedi diagramma sotto).
Per dirla con Piero Bevilacqua: E’ ancora opportuno ricorrere al diserbo chimico continuo pur sapendo che esso fa parte di un sistema che ha finito coll’imporre le regole del profitto anche all’ambito incomprimibile della vita? Pesticidi, concimi chimici, diserbanti fanno dunque anche parte di un circolo vizioso che agli effetti indesiderati prodotti dall’alterazione degli equilibri naturali risponde con una ulteriore assoggettamento della vita organica alla chimica.
E’ tutto questo indispensabile?
Lo chiediamo ai Sindaci, ai Responsabili del controllo della salute pubblica, ai Cittadini,  partendo anche dalle necessità di rispetto ed equilibrio sanitario che deve avere la valle dello Schievenin.
Nel nome della tutela della salute e della biodiversità.

Gianluigi Salvador
Referente energia e rifiuti WWF Veneto

PRIMAVERA SILENZIOSA
Appello di Fabio Taffetani (Botanico dell’Università Politecnica delle Marche, Ancona)
UNA PRATICA ASSURDA
Sono profondamente indignato, e così tutte le persone con le quali ho avuto occasione dparlarne, per l’assurdità, l’arroganza e la superficialità dimostrate dalla Provincia di Ancona nelperseguire l’insensato progetto di trattare tutti i bordi stradali con diserbante.
Sembra proprio che, 50 anni dopo la pubblicazione di Primavera silenziosa, la maledizione dellapazzia autodistruttiva che Rachel Carson presagiva, già all’inizio degli anni sessanta, osservando iprimi effetti dell’abuso irrazionale della chimica nelle campagne americane (Silent Spring, 1962),stia giungendo alle sue fasi più preoccupanti anche nella nostra regione, un territorio che dovrebbeavere cultura, tradizioni, prodotti della terra, paesaggio e ambiente tra le risorse più preziose econdivise.
Ci sono sempre più agricoltori che utilizzano il diserbo anche al di fuori delle aree coltivate, maanche semplici cittadini che irrorano le fasce erbose sotto casa con erbicidi per evitare lo sviluppodelle erbe infestanti. La pratica del diserbo nata per il controllo delle commensali in agricoltura,erroneamente considerata come alternativa allo sfalcio, viene ora proposta dall’AmministrazioneProvinciale di Ancona, sostenuta dalle industrie chimiche che producono il diserbante più aggressivo e meno selettivo oggi sul mercato (il glyphosate), per il “decoro” delle strade pubblichee con la scusa di combattere le allergie da polline (in realtà, anziché ridurre le fonti di produzione dipolline, se ne determina un aumento significativo con la proliferazione delle graminacee, oltre allanebulizzazione nell’aria di principi chimici tossici anche in aree urbanizzate e ad alta intensità di
traffico), ben sapendo che, una volta effettuato il primo trattamento, si dovrà continuare anche neglianni successivi per evitare la proliferazione delle erbe più aggressive, libere di espandersi, inseguito alla scomparsa della vegetazione che presidiava il terreno.




Un istrice travolto lungo la Direttissima del Conero sullo sfondo di una fascia erbosa appena sottoposta al diserbo:
simbolo della morte gratuita distribuita dalla Provincia di Ancona su gran parte della rete viaria di sua competenza
(aprile 2010).
UNA PROVINCIA FUORI LEGGE
Inaspettatamente, i colori della primavera nell’anconetano quest’anno, anziché il verde brillanteed i vivaci colori delle fioriture, sono  marrone, ruggine e arancione (FOTO); la Provincia di Anconaha infatti iniziato ad applicare interventi estensivi e sistematici di diserbo lungo le strade di sua
competenza, tanto che a partire da questa stagione avrà qualche problema a esporre nei cantieristradali il classico cartello “STIAMO LAVORANDO PER VOI”.

Come si può giustificare infatti il mancato rispetto di criteri generali, oltre che di normeelementari, da parte di un ente pubblico nello svolgimento di un’attività di servizio?
IL GLYPHOSATE E’ CERTAMENTE TOSSICO PER LA VITA ACQUATICA
Tra le precauzioni d’uso del diserbante utilizzato (basato sul principio attivo del
glyphosate) è infatti tassativamente vietato irrorare i bordi dei corsi d’acqua e delle zoneumide a causa della sua accertata tossicità, anche a basse concentrazioni, sugli organismiacquatici. Eppure le pompe di veleno della Provincia non si sono fermate di fronte a canali ecollettori (FOTO) posti ai lati delle strade.


Effetti degli interventi di diserbo sui fossi laterali che drenano la base del versante lungo la strada che dal fondovalle
della Vallesina, all’altezza di Jesi, sale verso Mazzangrugno (marzo 2010).
E’ VIETATO L’USO DI FITOFARMACI NELLE AREE URBANE
Ma, come se non bastasse, gli irroratori della Provincia non si sono arrestati neppure alla periferia e neppure all’interno dei centri abitati (FOTO), nonostante una legge regionalefaccia espresso divieto di uso di fitofarmaci in ambito urbano (L.R. n. 25 del 1988).


Due immagini esemplificative dei numerosi interventi eseguiti anche all’interno di aree urbane: a sinistra nei pressi
dell’abitato di Sappanico in Comune di Ancona e a destra nell’area urbana di Filottrano.


Considerando che gli effetti del trattamento con diserbanti sistemici si manifestano adistanza di qualche giorno, c’è il rischio concreto che, soprattutto lungo le strade di periferia ein quelle meno trafficate, qualcuno raccolga piante spontanee per uso alimentare (vedi gliasparagi selvatici) senza rendersi conto della contaminazione chimica. La mancanza diqualunque segnalazione degli interventi fino ad oggi eseguiti dalla Provincia di Ancona risultaquindi particolarmente grave e lesiva della sicurezza dei cittadini.




I DANNI SUPERANO LARGAMENTE I BENEFICI (CHE NON CI SONO)
Occorre sapere peraltro che l’uso estensivo e sistematico del diserbo prevede una lunga serie dicontroindicazioni:
- mette a rischio la salute degli operatori e della popolazione (automobilisti, motociclisti,
ciclisti, pedoni, raccoglitori, agricoltori, cittadini);
- espone le scarpate sottoposte al diserbo a frane e smottamenti e conseguente elevato
rischio di provocare incidenti stradali;
- abbassa drasticamente la biodiversità vegetale ed animale e la capacità di autoregolazionedei numerosi habitat seminaturali che garantiscono l’aspetto e la funzionalità delle scarpatestradali;
- riduce sensibilmente l’assorbimento dell’anidride carbonica e l’assimilazione delle
sostanze azotate da parte della copertura vegetale eliminata.
Con quale autorità la Polizia provinciale potrà intervenire nei casi di violazione di queste normeda parte di operatori agricoli o di semplici cittadini quando è la stessa amministrazione a eluderle?
GLOBALIZZAZIONE CONSUMISTICA O CRESCITA IN ARMONIA CON LA NATURA?

La conservazione della biodiversità è una sfida che si combatte non solo in lontane foreste
equatoriali, ma anche nel territorio che ci circonda e nel quale viviamo. Il “Countdown 2010dell’Unione Europea, è giunto alla scadenza ma, nei fatti, siamo ben lontani dalla fase auspicata dirallentamento del processo di deriva genetica e neppure della perdita di biodiversità e di naturalitàsu ampi territori. Né si intravedono prospettive ottimistiche, soprattutto per come viene concepita lacrescita economica, ancora ampiamente svincolata e troppo spesso in stridente contraddizione conla sua presunta sostenibilità. Tutto viene monetizzato, anche la vita umana e la sua qualità, ma nonsiamo ancora riusciti a misurare e a rendere neppure lontanamente operativo il valore economico,sociale e culturale delle risorse naturali (acqua, aria, suolo, piante, animali, habitat, paesaggio, ecc.).
Oggi la crisi economica mondiale ha messo in discussione molte certezze, ma le prime risposte,escluse quelle provenienti da oltre oceano (come quelle degli USA e comunque da verificare neifatti), fanno presagire che si tenti di cambiare forma, non la sostanza.
Tra questi obiettivi, la tutela delle specie vegetali e degli habitat minacciati e l’arresto della
perdita di biodiversità costituiscono sicuramente delle priorità e non solo per le ricadute negativepiù o meno dirette (come il degrado del paesaggio), ma anche per le stesse prospettive economiche(basti pensare quante nuove professioni e possibilità di vero sviluppo vengono perse nei settorinaturalistico, turistico, culturale e ambientale). Nel nostro territorio italiano, così fortunato anchenella dotazione ambientale, la crisi di molti habitat naturali e la frammentazione delle popolazionidelle specie selvatiche (dovuti all’urbanizzazione selvaggia e all’eccessiva pressione nelle areeagricole produttive, ma anche all’abbandono delle zone montane e marginali) hanno condotto alla
scomparsa locale e anche all’estinzione numerose specie vegetali, un tempo comuni (basti ricordare,per le aree agricole, non solo il fiordaliso o il tulipano dei campi, ma anche il più banale papavero) edi grande importanza biologica, insieme a un imprecisato numero di specie animali, delle quali(come accade per molti insetti) spesso non ne supponiamo neppure l’esistenza.

IL MONDO E’ CAMBIATO, LA POLITICA NO!
L’interesse verso le piante, grazie anche alla riscoperta ed al recupero di usi e tradizioni popolari,è negli ultimi anni costantemente cresciuto nell’opinione pubblica, ma a questo fenomeno non ècorrisposto un aumento dell’attenzione, se non di tipo epidermico, da parte della politica e di moltisettori applicativi e tecnici della società, compresi gli operatori dell’informazione.
In una situazione come quella attuale caratterizzata da una lenta ma progressiva presa di
coscienza della necessità di rivedere profondamente il concetto di “progresso economico” e di“qualità della vita”, dell’importanza di conservare la biodiversità (Direttiva Habitat e Countdown2010, solo per ricordare gli impegni da parte dell’Unione Europea), la necessità dal punto di vistascientifico e tecnico di affrontare i problemi in modo complessivo, in modo da superare la visionesettoriale (che porta spesso a scelte profondamente sbagliate) e che permettano di tenere conto della complessità dei sistemi ambientali, il tentativo di superare la difficoltà di dialogo tra politici,ricercatori, responsabili di settore delle amministrazioni pubbliche e i diversi tecnici che sioccupano di problematiche ambientali (fiumi e bacini idrici, strade, turismo, agricoltura, protezionecivile, ecc.), risulta veramente incomprensibile e anacronistica la scelta delle Provincia di Ancona dipuntare su un progetto in aperta contraddizione con tutti gli obiettivi generali di sostenibilitàambientale e di corretta gestione del territorio.
Ci sono sempre più agricoltori miopi e superficiali che utilizzano erbicidi anche al di fuori dellearee coltivate, ma anche semplici cittadini che irrorano le fasce erbose con diserbanti per evitare lo sviluppo delle erbe infestanti (in entrambi i casi non si valutano gli effetti negativi sulla stabilità delterreno e sulla perdita di biodiversità). La pratica del diserbo utilizzata in agricoltura, erroneamenteconsiderata come alternativa allo sfalcio, viene ora proposta (da una Amministrazione Provincialedelle Marche, sostenuta dalla multinazionale che produce il diserbante più aggressivo oggi sulmercato) per il “decoro” delle strade pubbliche e con la scusa di combattere le allergie da polline(ben sapendo che, una volta effettuato il primo trattamento, si dovrà continuare anche negli annisuccessivi per evitare la proliferazione delle erbe più aggressive, libere di espandersi, in seguito allascomparsa della vegetazione che presidiava il terreno).

Margini stradali (tutt’altro che decorosi) presso la Selva di Castelfidardo (marzo 2009) e esempio di strada con
fioritura di ranuncoli, semplicemente trattata con lo sfalcio, all’interno del Parco del Conero (marzo 2009).


Margini stradali (tutt’altro che decorosi) presso Camerano (maprile 2010) e esempio di strada con fioritura di
radicchiella, lungo la provinciale all’interno del Parco del Conero (aprile 2010), a rischio diserbo.

In tutti gli esempi sopra esposti (e sono purtroppo solo una piccola parte dell’assurdo e
irrazionale modo di manipolare l’ambiente con criteri angusti e finalità speculative) la condizionenaturale è quella che appare al grande pubblico come disordinata e meno attraente, mentre quellaartificiale viene considerata, anche dagli organi di informazione, come ordinata e rassicurante.

MOLTISSIMI DANNI, NESSUN VANTAGGIO
Le contraddizioni non finiscono qui, il diserbo dei margini stradali non ha alcuna giustificazioneneppure dal punto di vista strettamente tecnico.

Anche dal punto di vista strettamente tecnico ci sono alternative naturali anche nelle situazioni più artificiose, come
sotto i guard-rail; qui infatti si insediano comunità di piccole graminacee (Poa annua., Bromus hordeaceus, Vulpia
membracea), nelle situazioni più frequenti, tappeti di Sedum album in altre più povere di suolo, che svolgono il ruolo diprotezione del terreno senza creare alcun problema di sviluppo in altezza e senza necessità di sfalcio. Nelle foto stradenei pressi del Conero con protezioni metalliche: a sinistra dopo il diserbo e a destra con le fioriture di calendula(Calendula suffruticosa) caratteristiche dei margini stradali dell’area mediterranea e per le Marche esclusiva della fasciacostiera a Sud del Conero.

GLI HABITAT
I margini stradali vengono trattati come si trattasse di situazioni uniformi e ripetitive. In realtà lestrade attraversano ambienti assai diversi

Due esempi dei diversi habitat che possono essere attraversati dalle strade pubbliche: a sinistra parete calcarea con
fioritura di ombrellini pugliesi sulla provinciale del Conero (aprile 2010); a destra ambienti umidi sul fondovalle del
Boranico (affluente dell’Aspio) lungo la strada che da Camerano scende verso l’acquedotto e poi risale verso il Conero
(aprile 2010).

SFALCIO-DISERBO
Non esiste una alternativa sfalcio-diserbo in quanto si tratta di due modalità di intervento chehanno risultati completamente diversi e che vanno utilizzate in situazioni diverse.
Lo sfalcio permette di controllare la rigogliosità della copertura erbosa dei prati (sia quelli delverde urbano che quelli secondari della fascia collinare e montana), delle aie della case coloniche edei margini erbosi stradali favorendo le piante perenni e che tendono a coprire uniformemente ilterreno (si tratta prevalentemente di emicriptofite, in termini ecologici) e a maturare arricchendosidi altre specie e mantenendo stabilmente la copertura (e la protezione) del terreno.Il diserbo, pratica che dovrebbe essere limitata agli stretti terreni coltivati, serve a eliminare lacompetizione con le piante coltivate, e determina quando viene utilizzata in modo esteso sullacopertura erbacea delle scarpate stradali un immediato azzeramento della maturità e complessitàdelle cenosi vegetali che si sono strutturate dopo decine di anni di gestione corretta attraverso losfalcio.

NESSUN VANTAGGIO
E’ bene chiarire che il diserbo dei bordi stradali, rispetto al tradizionale intervento di sfalcio, nonpresenta nessun vantaggio:
- l’aspetto dei bordi trattati è oltremodo sgradevole dal punto di vista estetico (FOTO);
- non limita in alcun modo il numero degli interventi in quanto non elimina la necessità delleoperazioni di sfalcio;


Effetti degli interventi di diserbo: a sinistra lungo la strada Pianello di Jesi – Poggio San Marcello, una delle prime
ad avere avuto il privilegio di essere inserita tra quelle prescelte per le prove (marzo 2009); a destra lungo la strada cheda località Crocette di Castelfidardo scende verso la Statale Adriatica passando sotto la Selva (marzo 2009).
- non permette alla vegetazione seminaturale di svolgere il ruolo di difesa del terreno ed esponele scarpate stradali all’erosione e agli smottamenti, che nella nostra regione, data l’abbondanza dellacomponente argillosa dei terreni è particolarmente diffuso e grave (FOTO);
A sinistra: smottamento di una scarpata stradale risultato immediato dell’intervento di diserbo. Si noti come la frana
abbia interessato esclusivamente il tratto di scarpata dove era stato realizzato il diserbo (marzo 2010); a destra:
disastrato tratto della strada Provinciale dell’Aspio, presso Polverigi, ormai da anni in frana continua ed inarrestabile (esempio illuminante di tutto ciò che non si dovrebbe fare per evitare un dissesto, che può essere stato determinato soloda completa ignoranza o da cinico calcolo).

DANNI DA DISERBO
- arreca danni gravi alla vegetazione, che perde istantaneamente diversi decenni di maturazioneaccumulati con il tempo, e provoca la scomparsa locale di numerose specie e l’impossibilità, in alcuni casi del ritorno allo stato precedente, neppure dopo l’abbandono della pratica (dopo due o treinterventi in anni successivi si annulla anche la carica dei semi del terreno);
- arreca danni diretti ed indiretti anche alla fauna minore, basti pensare agli effetti sulle
popolazioni di carabidi che hanno uno stretto rapporto col terreno e con la qualità della coperturaerbacea;
- rende obbligatorio l’intervento anche negli anni successivi, in quanto le fasce denudate se nonpiù trattate vengono invase da poche specie annuali particolarmente vigorose ed aggressive;
- si acquistano attrezzature e prodotti chimici inutili, oltre che dannosi, mentre non si investe nel
miglioramento delle conoscenze, della preparazione dei tecnici, oltre che   nell’adeguamento deimezzi e delle tecniche di manutenzione delle scarpate.
- si determina una perdita di maturità degli ecosistemi marginali, con conseguente  riduzionedella complessità e della funzionalità sia dal punto di vista vegetale che animale; tenendo contoperaltro che in molte aree collinari le strade costituiscono gli ultimi centri di conservazione dellabiodiversità.

Un esempio chiarificatore: se la Provincia di Pesaro-Urbino dovesse adottare questoassurdo progetto ci sarebbe la concreta possibilità di decretare la scomparsa definitiva di unaspecie, una delle poche endemiche della nostra regione, la Polygala pisaurensis, che vegetaunicamente proprio sulle scarpate stradali della fascia costiera tra Pesaro e Fano.

CI SONO SOLUZIONI ALTERNATIVE?
Innanzi tutto è bene precisare che la miglio forma di gestione dei bordi stradali è quella dello sfalcio, che garantisce la maturazione, la funzionalità e il miglior aspetto estetico dei marginistradali.
In alcuni casi, a causa della presenza di ostacoli, come in corrispondenza dei guard-rail, risultadifficile intervenire con i più comuni mezzi meccanici di sfalcio, ma esistono numerose, efficaci evalide alternative verdi. 
Perché combattere con tanto accanimento la vegetazione spontanea, che svolge molteplicifunzioni e tanto importanti quanto gratuite, e contrastare una tendenza naturale a noi favorevole?

MA ALLORA, CHI CI GUADAGNA?
Probabilmente la Monsanto, attraverso il suo importatore italiano (GEI, Gestione Erbe Infestantisrl), ha investito molto negli ultimi anni per sostenere la sua campagna a favore dell'uso del glyphosate, non solo nei campi coltivati, ma anche nelle aree urbane e lungo le strade (ben sapendoche, una volta iniziato il trattamento, si è costretti a continuare sistematicamente l’irrorazione per evitare l'esplosione delle piante più aggressive, come l’avena, che si troverebbero un ampio territorio di conquista non più presidiato dalla vegetazione spontanea).

Sarebbe interessante conoscere il significato di questo grafico (realizzato dalla Società GEI), molto inquietante per gli accostamenti tra sostanze alimentari e il diserbante (Rodeo Gold) prodotto dalla Monsanto, illustrazione utilizzata in
una delle presentazioni che sono state alla base anche del “progetto” della Provincia di Ancona.
Altra inquietante supposizione è che tanti interventi, che appaiono a prima vista irrazionali o frutto di superficialità e distrazione, non siano altro che azioni programmate ad alimentare e mantenere attive tante piccole situazioni di fragilità, che possano prima o poi trasformarsi in dissesti apparentemente di origine naturale, in modo da attivare ciclicamente procedure di urgenzaambientale cronica e drenare in questo modo finanziamenti che altrimenti non arriverebbero.


CHE COSA FANNO IN ALTRE REGIONI?
Altre amministrazioni hanno fatto scelte molto più sagge e diametralmente opposte.
Ad esempio la regione Toscana ha varato, in data 1 luglio 1999, una Legge Regionale (la n. 36) dal titolo Disciplina per l’impiego dei diserbanti e geodisinfestanti nei settori non agricoli eprocedure per l’impiego dei diserbanti e geodisinfestanti in agricoltura. All’articolo 6 essa prevede che i prodotti impiegati devono avere caratteristiche di minima persistenza ambientale accertata con la registrazione del prodotto e non devono riportate in etichetta indicazioni di tossicità per la fauna terrestre e acquatica, nonché per la microflora e la microfauna (esclude pertanto automaticamente l’uso del glyphosate). La stessa Legge 36 prevede inoltre che: chiunque per sé o per conto terzi, impiega prodotti fitosanitari contenenti sostanze ad azione diserbante e geodisinfestante, destinati all’utilizzo per scopi non agricoli deve richiedere ed ottenere il nulla-osta di carattere sanitario del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda USL competente per territorio …l’area trattata deveessere delimitata e segnalata da parte dell’operatore addetto al trattamento con cartelli di pericolo e di divieto di accesso alle persone non autorizzate sia durante il trattamento che per tutto l’intervallo di agibilità, stabilito in almeno 48 ore …le aree interessate dai trattamenti devono trovarsi a non meno di 10 metri dalle abitazioni e dai ricoveri degli animali … le aree interessate dai trattamenti devono altresì trovarsi a non meno di 10 metri dalle strade di pubblico passaggio.
Ancora, la Provincia di Olbia, già nel 2008, ha varato un regolamento che vieta tassativamentel’uso di diserbanti al di fuori delle aree coltivate. Nelle norme approvate da numerosi comuni italiani all’interno dei Regolamenti di Polizia rurale e in quelli relativi al Verde pubblico e privato non mancano indicazioni specifiche che vietano l’uso della pratica del diserbo nei margini stradali e al di fuori delle aree coltivate.

CHE COSA FARE?

UNA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA PER CHIEDERE UNA LEGGE REGIONALE E IL SOSTEGNO A POLITICHE ATTIVE E CORRETTE DI MANUTENZIONE DEL TERRITORIO
L’obiettivo, attraverso il Coordinamento per la tutela del Paesaggio delle Marche e la
partecipazione di tutte le Associazioni, le Organizzazioni e i Comitati che vorranno aderire, è quello di programmare entro breve tempo una conferenza-manifestazione che affronti i principali nodi del tema, alla quale invitare il riconfermato Presidente del Consiglio regionale, tutti i rappresentanti politici regionali, con l’impegno a varare una legge che disciplini questa materia e a sostenere politiche attive che incoraggino un uso virtuoso delle risorse ambientali ed evitino ulteriori ed inutili danni all’ambiente e al paesaggio delle Marche (così come promesso nei programmi elettorali dairappresentanti di ogni parte politica).

Affinchè una situazione come questa divenga per tutti occasione per una vera passeggiata salutare e non un rischio
inutile per la nostra vita, per la qualità dell’ambiente e per il patrimonio che lasceremo alle prossime generazioni.

UN INVITO PER TUTTI

Chiedo a quanti sono interessati di farmi avere una breve documentazione, anche fotografica (con indicazione della data e della località), dei danni provocati dall’uso indiscriminato del diserbo,anche da parte di agricoltori e di privati cittadini, nei territori di propria conoscenza. Ne potremo allestire una mostra durante la conferenza-manifestazione e costituiremo un dossier a sostegno della nostra protesta e della richiesta di interruzione immediata di questa barbarie.
Prego inoltre quanti condividono le considerazioni e le preoccupazioni sopra riportate ad inviare al Presidente del Consiglio delle Marche (), che si insedierà lunedì 19 aprile, e al Presidente del Consiglio provinciale di Ancona () una mail di protesta per questo inqualificabile progetto della Provincia di Ancona, anche da parte di quanti arriveranno nel capoluogo dorico per la manifestazione “Le Piazze Bio” dove si incontreranno cittadini che credono nella qualità e nel beneficio di un ambiente più sano e agricoltori che hanno investito sull’agricoltura senza chimica, mentre della stessa chimica ne abusa chi non ne ha bisogno e dovrebbe garantire il rispetto delle regole.
IN CONCLUSIONE
Siamo ormai consapevoli che l’ambiente è una risorsa unica e limitata, perché questa coscienza possa dare frutti dobbiamo cambiare abitudini, modi di pensare e c’è molto lavoro per ciascuno di noi! Sia dal punto di vista pratico, che sul piano informativo, ma anche nella formazione dei tecnici e degli amministratori che operano nel settore ambientale ed infine sul ruolo dei mass media e di noi cittadini.
Per concludere: una frase che sintetizza la concezione della vita nel nostro pianeta, per una globalizzazione che sappia conservare le specificità e una severa critica alla visione meccanicistica della scienza, della tecnica e dell’economia: La sopravvivenza dell’umanità dipenderà dal nostro grado di competenza ecologica, dalla nostra capacità di comprendere i principi dell’ecologia e di vivere in conformità con essi (Fritjof Capra, La rete della vita, Rizzoli, 1997).
Prof. Fabio Taffetani
Ordinario di Botanica sistematica
Dipartimento di Scienze Ambientali e delle Produzioni Vegetali
Via Brecce bianche
Università Politecnica delle Marche
60131 ANCONA (ITALY)
tel. +039.071.2204642
fax +039.071.2204953
e-mail f.taffetani@univpm.it
web www.museobotanico.univpm.it
pag. pers. www.univpm.it/fabio.taffetani

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