Nessuno tocchi l’Acqua di Schievenin
Questa mattina (24 febbraio 2011) con la “visita” dei rappresentanti del “demanio idrico” e con la presenza dell’ufficio di urbanistica e dell’assessore alle attività produttive del comune di Quero è emerso solo sconcerto per un progetto a dir poco sconclusionato e fuori da qualsiasi realtà.
La richiesta per la concessione di una derivazione d’acqua dal torrente Tegorzo, in località Schievenin, in comune di Quero, ad uso idroelettrico prevede lo sbarramento, subito dopo la confluenza del Tegorzo e del Tegorzino con un manufatto dell’altezza di circa 1,5 mt. in modo tale da bloccare l’acqua del deflusso minimo vitale.
Dallo sbarramento, secondo il progetto, dovrebbe partire una tubatura che sarà interrata sotto il manto stradale per una lunghezza di circa 400 mt. per poi portare l’acqua ad una centralina in prossimità del ponte del Borgo.
Un’opera di tale portata per una produzione irrisoria di corrente elettrica, solo 60 Kw, ci lascia stupiti se comparato ai danni ambientali e sociali che detta opera creerà:
1) Il Tegorzo per circa 400 mt. sarà privato del minimo vitale, trasformandolo in un deserto;
2) La tubatura che dovrebbe portare l’acqua alla centralina dovrà essere interrata in una sede stradale, di pochi metri di larghezza, entrando in competizione, con le condutture dell’acquedotto.
3) La viabilità, della strada in questione, non potrà in alcun modo essere interrotta vista la presenza di abitazione e residenti;
4) La centralina, che dovrebbe produrre l’energia elettrica, è stata progettata in un lembo di terra tra la comunale Schievenin ed il Tegorzo senza chiedere e comunicare ai proprietari di tale intenzione.
Quindi irrisoria produzione di energia, danni evidenti all’ambiente, moria del Tegorzo per 400 mt., blocco della viabilità, che impedirà ai residenti di raggiungere le proprie abitazioni, arroganza nel progettare su terreno altrui, senza aver ricevuto il consenso, fa di questo arrogante progetto un’offesa alla intelligenza ed alla dignità dei bellunesi che per l’ennesima volta sono investiti dalla bramosia di privati, proprio in un anno in cui l’acqua che è un berne universale deve essere difesa perché rimanga di tutti.
In tutta questa situazione la regione con Zaia e la provincia con Bottacin guardano altrove (forse a Roma?), invece di difendere il legittimo diritto di chi abita a Schievenin, di essere lasciati in pace da qualsiasi voracità e di mantenere intatto ed incontaminato un patrimonio ambientale, come quello del Massiccio del grappa, che è di proprietà di tutti.
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