venerdì 12 agosto 2011

Subito in aiuto di Porto Tolle. 
No al Carbone dell’ENEL

Zaia e politici di centro-destra e di centro-sinistra hanno deciso di cambiare la legge  sul parco dando il via alla riconversione della centrale Enel che brucerà “ carbone “.

Tutti appassionatamente d’accordo, senza alcun dubbio e  senza guardare al futuro ed a ciò che determinerà questa scelta, per gli equilibri ambientali e sociali di tutto il Polesine.
D'altronde i soldi sono soldi ed i voti sono voti e pertanto perchè non credere alle favole di una multinazionale tanto ricca da mettere sugli attenti i politici veneti?

Ritenere che la miopia sia una qualità e che gli interessi della finanza dei paesi occidentali sia l'unica  concepibile è amissibile, anche se falso e stupido, perchè ci fa dimenticare le cause della crisi che stiamo vivendo ogni giorno, una crisi mondiale dove l'occidente pensa solo a se stesso, come se il resto del mondo non esistesse, mentre  se tutti i paesi del pianeta iniziassero a consumare come “consumano” gli americani non basterebbero le materie prime ed energetiche di 4 pianeti  ed ovviamente a quel punto, visto l’inquinamento prodotto, la vita  scomparirebbe.
Quindi si può continuare con questa idea di sviluppo?

Si può continuare a pensare che solo l'occidente può consumare e mangiare?

La politica dovrebbe essere lungimiranza, per impedire e prevenire i problemi, se non svolge questo compito inelutrtabilmente la prossima crisi sarà 1000 volte più grave ed ovviamente, pensare che si potrà "fregare" i popoli del terzo mondo è pura follia, anche perchè a differenza del passato, loro non lo permeteranno e quindi saremmo noi cittadini "occidentali" a pagarne il conto.

Chi ci garantisce
Se l’Enel, con il suo passato (sic), in quanto multinazionale persegue un ovvio profitto e risponde in primis ai propri azionisti, può in quanto privato e parte in causa essere il garante del non inquinamento da parte del carbone e della non distruzione del Polesine?

Tutto ruota attorno, come nel passato, alle fonti energetiche ed ovviamente con le medesime promesse di bassi costi e di “nessun inquinamento”. Nel passato valeva per il petrolio, per il gas, uranio ed ora per questo fantomatico carbone pulito, che ovviamente mai nel mondo è stato realmente esperimentato e che ovviamente tutti i nostri politici che siedono in Regione (ad eccezione di pochissimi) sono pronti a “mettere la mano nel fuoco” perché l’ha detto l'Enel spa.

Ma potrà essere questo il futuro ed il futuro di produrre energia?
Pensiamo proprio di no, visto che in ogni caso qualsiasi forma di energia che libera nell’aria anidride carbonica (CO2) è destinata a sconvolgere  il clima, l’agricoltura e la vita di miliardi di persone.

Siamo convinti che non abbiamo bisogno di più energia, di intelligenze sì...ma di energia certamente no, perchè prima di tutto dovremmo ripensare non solamente al risparmio energetico ed utilizzare le nuove tecnologie,  ma anche che tipo di vita ed in che mondo vogliamo vivere?


No al carbone per la Centrale di Poto Tolle  perché:

  1. in Italia non c'è un piano energetico che ci consenta di capire se effettivamente c'è bisogno di energia elettrica ed a quanto ammonterebbe il risparmio utilizzando le nuove tecnologie; 
  2. il Parco del Delta del Po’ è un ambiente-paesaggio di rilevanza europea, inserito proprio nella pianura padana, che sicuramente è una delle zone a più alta urbanizzazione civile ed industriale ed uno dei “luoghi” più inquinati dell’intera Europa;
  3. la riconversione a carbone del più grande sito energetico nazionale finirebbe per comprometterlo inevitabilmente tutto il delta e parte del mar Adriatico superiore;
  4. l’enorme traffico derivante dal trasporto del carbone, la produzione di gessi, la combustione di rifiuti ecc. sommato all’inquinamento civile ed industriale trasformerebbe il Polesine in una camera a gas; 
  5. non è per niente chiaro  "come possa esistere il carbone pulito" visto che si tratta ancora di una tecnologia  prettamente sperimentale;
  6. l'emissione di CO2 sarebbe un’ulteriore concausa per l’effetto serra e comunque sarà sanzionata dalla UE con ulteriori costi che graverebbero sui cittadini;
  7. è inammissibile accettare o concedere il nostro destino agli interessi privati dell'Enel o di altre multinazionali.
  8. se sicuramente l'Enel avrà enormi vantaggi per l'agricoltura, la pesca ed il turismo sarà un vero disastro.
A questi punto bisogna aggiungere una visione di prospettiva, perché riteniamo che il progetto del secolo passato di creare mega centrali per la produzione energetica sia sostanzialmente sbagliato e superato dalla realtà, sia per i pericoli del mancato controllo democratico nei confronti delle multinazionali, sia perché un qualsiasi anomalia o catastrofe determinerebbe un Black aut generale come avvenne il 28 settembre 2003, dove per un banale incidente tutta l’Italia rimase al buio ad eccezione della Sardegna, perché indipendente dal punto di vista energetico  rispetto al continente. Questo evento ci aveva già convinto della necessità di avere una nuova visione per una produzione di energia diffusa e democratica, in modo tale che  ogni fonte energetica sia compatibile con lo sviluppo e la vita dei territori in cui è inserita.

Tutto questo impone a tutti, com’è stato per il nucleare, di dire di NO alla riconversione della Centrale di Porto Tolle usando il carbone ed a questo tipo di sviluppo.

Il Solo Punto Dolente: Il Sindacato

Il sindacato, ha assunto una posizione in favore della riconversione utilizzando il carbone con la promessa/speranza dei poti di lavoro.
Questo è stato un profondo dolore per noi tutti, perché ogni qual volta si vuole sfruttare il territorio, (TAV, miniere, cave ecc.) i rapaci imprenditori ed i loro amici politici tirano fuori sempre il discorso dei posti di lavoro, come se produrre energia o merci di qualità, etiche, rispettose delle persone e dell’ambiente fosse impossibile (vedi energie verdi ed agricoltura biologica).
In questo caso il sindacato ha fatto una scelta, ovviamente legittima, ma che ci ha creato sofferenza ed una profonda pena, non per ripetere per l'ennesima volta che non si può scambiare il lavoro con i diritti, ma perché ha evocato altri dolori, che hanno colpito tutti i lavoratori e cittadini per decenni causando sofferenza e lutti.
Vedere dei lavoratori ed il sindacato “felici” del voto della Regione Veneto è comprensibile, per chi aspira ad un posto di lavoro stabile in un momento di crisi, ma ci ricorda la contentezza e felicità di altri lavoratori che di fronte alla lettera d’assunzione hanno fatto “i salti” di felicità, anche se si trattava di essere assunti in aziende ad alto inquinamento che hanno crerato cancro e morti o che producevano armi e mine anti-uomo.
Tutto legittimo ma triste, quanto ricordare ad occhi sbarrati il dolore delle testimonianze di orfani e vedove dell’azienda  Eternit.

Il paragone lo sappiamo benissimo non è ammissibile, ma sono ammissibili i ricordi che evoca questa scelta e l’idea che per un pezzo di pane, un lavoratore sia disposto-costretto da questa società  a rinunciare alla salute propria ed a quella dei propri vicini...questa vicenda ci spaventa e ci addolora.

(Ringraziamo la federazione di Sel Belluno e la federazione di Sel di Rovigo per il materiale inviatoci)

guardate per vostra curiosità dove si vuole usare il carbone "pulito": http://www.parcodeltapo.it/

La redazione

Di seguito articolo dalla home pagina del FattoQuotidiano

01 agosto 2011


Un agente dei servizi viene arrestato a Padova per concussione. Il suo nome compare due giorni sui giornali locali. Poi il vuoto. I magistrati padovani che indagano sul caso chiedono informazioni su di lui alla procura di Rovigo, perché è lì che l’agente segreto vive. E il Procuratore Capo Dario Curtarello salta sulla sedia. Quel nome lo conosce bene. Ettore Mantovan, 57 anni di Porto Viro è conosciuto anche al pool del Pm Carlo Nordio, che ha condotto le indagini sulle coop rosse. E ora sul nome dello 007 incombe l’ombra della P4.

I giochi si compiono a Rovigo, capoluogo “depresso”, dimenticato da tutti quelli che non sanno nemmeno dove collocarlo sulla cartina geografica. Eppure è qui si gioca la doppia “partita energetica” del Paese: il rigassificatore a metano di Porto Viro (Edison), inaugurato dall’ex governatore Giancarlo Galan, e, a una manciata di chilometri, la centrale Enel di Porto Tolle, che dal funzionamento a olio combustibile, altamente inquinante, vuole passare al carbone, progetto fortemente voluto dalla Regione e dai sindacati, osteggiato dagli ambientalisti e, sul piano giudiziario, dalle consulenze della procura di Rovigo.

Ma all’ombra dei due “mostri” c’è un oscuro sottobosco tutto da svelare. Perché un anno fa Ettore Mantovan, agente segreto dell’Aisi (Agenzia italiana per la sicurezza interna, ex Sisde) avrebbe fatto pressioni sui pm di Rovigo che si permettevano di “andare contro” gli interessi dell’Enel a suon di consulenze sull’impatto ambientale dell’opera. Il caso finisce a Trento, procura competente per i magistrati veneti, che però archivia il caso. Poteva continuare la sua vita nell’ombra, Mantovan. Ma quattro mesi fa i carabinieri di Padova gli trovano nelle tasche 50mila euro in contanti. E’ una mazzetta appena estorta ad un imprenditore ittico. E ora sul tavolo dei due pm padovani che indagano si di lui, Paolo Luca e Roberto d’Angelo, arrivano i fascicoli dell’inchiesta P4 di Henry John Woodcock e Francesco Curcio. Ci sarebbe quindi un collegamento con le intercettazioni che hanno incastrato Bisignani-Milanese-Papa, gettato ombre sulla Guardia di finanza ed evidenziato possibili accordi “segreti” per le nomine e gli affari dei grandi enti statali, tra cui proprio l’Enel.

I magistrati padovani sono ora a caccia di possibili nessi tra l’inchiesta partenopea e i movimenti di Mantovan. Dal suo passato emergono infatti molti dettagli che, messi in uno in fila all’altro, potrebbero svelare un inedito interessamento dei Servizi agli interessi economici di Rovigo.

Sono le 17.30 del 29 marzo scorso quando il 57enne rodigino Ettore Mantovan viene arrestato dai carabinieri al casello di Padova sud: ha appena preso 50mila euro da Archimede Finotti, imprenditore titolare della Finpesca di Porto Viro. Ma il contestato reato di concussione non è che una deriva rispetto ad altri piccoli particolari che emergono ripercorrendo la carriera di Mantovan. Negli anni ’90 è in questura a Rovigo, fa l’ispettore. Ma è molto ambizioso, quel ruolo gli sta stretto. Si mette in mostra a Venezia, dove porta al pubblico ministero Carlo Nordio elementi determinanti in merito all’inchiesta sulle coop rosse. Il nome di Alberto Fontana, il famoso “compagno F” che manovrava tangenti per finanziare il Pci, arriva proprio grazie alle informazioni di Mantovan. L’ispettore ha le mani in pasta e lo dimostra chiaramente a tutti quelli che lo conoscono. Il suo obiettivo sono i Servizi. Più volte chiede alla procura veneziana di essere “segnalato” a Roma. Ma dal capoluogo veneto non parte alcuna spintarella. Lui non si arrende. Passa qualche tempo alla Dia di Padova. Alla fine ce la fa: dopo il 2000 entra nel Sisde, che poi diventa Aisi, ed è responsabile di zona per il Triveneto.

Il suo nome ricompare nel 2008. Scoppia il caso della riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle. Il colosso che svetta nel fragile equilibrio del parco del Delta del Po funziona a olio combustibile, ma inquina troppo. Che progetti ha l’Enel? La riconversione a carbone. Gli ambientalisti promettono battaglia. E il caso arriva in Procura. Nel 2008 giunge sul tavolo del pm rodigino Manuela Fasolato la relazione dell’ Enel sulla riconversione: l’ente parla di emissioni non nocive, di polveri più sottili del temuto pm10. Ma una consulenza richiesta dalla pm e controfirmata dal procuratore capo Dario Curtarello dice che non è vero che quel tipo di polveri non comporta rischi, anzi potrebbe inquinare in modo più subdolo. Per L’Enel compare lo spettro dei sequestro preventivo.

Parallelamente, gli ambientalisti parlano del ‘controsenso energetico’: a una manciata di chilometri da Porto Tolle c’è il rigassificatore di Porto Viro, che porta alti gli interessi di Edison e di una ditta del Quatar che trasporta qui il metano in stato liquido. La domanda è quasi banale: perché la centrale Enel non può essere collegata al rigassificatore e funzionare a metano? L’Enel non risponde. Non risponde nemmeno la Regione Veneto, e sindacalisti si scontrano con Greenpeace, Legambiente e Movimento 5Stelle. Perché ai sindacati L’Enel promette soldi e lavoro, con il metano non ci sono né l’uno né l’altro. Peccato che la magistratura si metta di traverso. Lo pensa anche per l’ex pm ed ex parlamentare del Pd Luciano Violante. Violante guida una “lobby” che si chiama “Italia-decide”, che ha la missione di agevolare la ripresa economica del Paese. Piccolo dettaglio: tra i fondatori di della lobby c’è anche Enel.

Nell’inverno del 2010 Violante, in un pubblico salotto chic di Cortina d’Ampezzo, riprende il rapporto annuale di Italia-decide, che ha un capitolo dedicato proprio all’Enel e fa un commento che, a posteriori, appare come un anatema: si augura infatti che si trovi presto una soluzione alle perplessità dei magistrati che stanno bloccando la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle. Detto fatto. Violante chiama, Alfano risponde. Nel giro di pochi giorni il ministero della Giustizia manda gli ispettori in procura a Rovigo. E un cavillo lo trovano: quando ha richiesto la consulenza “ammazza-Enel”, il pm Fasolato si occupava contemporaneamente della commissione per gli esami dei neomagistrati. “Per legge” non si possono fare le due cose contemporaneamente. Il pm deve quindi spiegare questa sua “smania” di lavoro. Il procedimento disciplinare, nel quale è stato coinvolto anche il procuratore capo Curtarello, non è ancora chiuso.

Inaspettatamente, però, lo stop arriva dal Consiglio di Stato, che a metà giugno di quest’anno blocca i piani dell’Enel perché la legge sul parco del Delta limita le emissioni di Co2 in vicinanza dell’area protetta. La Regione Veneto di Luca Zaia risponde in meno di un mese approvando la modifica della legge “blocca-Enel”. Insomma questa riconversione s’ha da fare, a 5Stelle e ambientalisti restano solo le barricate.

Mentre accade tutto questo, dice oggi l’inchiesta, c’è un “movimento sotterraneo” che preme nella stessa direzione, un movimento che ha il nome di Ettore Mantovan. Lo 007 opera infatti delle velate pressioni in Procura affinché i magistrati abbassino le barricate nei confronti dell’Enel. Ma non lo fa in modo diretto. Si serve di un agente di polizia giudiziaria in servizio in Procura, che sarebbe stato incaricato di far arrivare il messaggio a Fasolato e Curtarello.

Perché uno 007 dovrebbe mettere il naso sugli interessi economici del paese? I due pm chiedono alla procura di Trento, competente per territorio sui magistrati veneti, di fare chiarezza. Mantovan viene sentito come persona informata sui fatti, e nega ogni pressione. I magistrati trentini archiviano, non ci sono elementi per individuare rati. Caso chiuso? Non ancora. Perché intanto Mantovan si fa pescare nel padovano a estorcere soldi agli imprenditori. Quando la notizia arriva a Rovigo, in Procura cominciamo a girare facce scure. Quell’uomo lo conoscono troppo bene. Passano i mesi, Mantovan sta in carcere e soprattutto sta zitto.

Nel frattempo esplode il caso P4. Bisignani e Papa, Bisignani e Milanese, la Guardia di finanza, le fughe di notizie. Ma soprattutto, ed è quello che più interessa ai magistrati padovani, ci sono le nomine e interessi degli enti statali, Enel compresa. Sospetti, indizi. Da qualche giorno è iniziata la caccia ai possibili collegamenti. I magistrati padovani sono convinti che Mantovan non abbia agito da solo. Un fatto è certo: i faldoni di Napoli sono a Padova. La verità sta in quegli intrecci. La verità la sa anche Mantovan. E i magistrati sono convinti che e non sia l’unico a saperla.

di Roberta Polese

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